L’Aquila – Mammuthus Meridionalis

Oggetto: Restauro del Mammuthus Meridionalis e nuovo allestimento della sezione paleontologica

Committenza: Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’Abruzzo

Organo di Tutela: Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo

Importo netto dei lavori: € 405.607,66

Inizio e ultimazione lavori: luglio 2013 – marzo 2015

Il restauro ha interessato lo scheletro del Mammuthus Meridionalis, musealizzato all’interno della Fortezza Spagnola all’Aquila, in seguito al ritrovamento dello stesso nel territorio di Scoppito nel 1954. Si tratta di un esemplare databile a circa un milione di anni fa, molto studiato per le sue caratteristiche paleontologiche e per la sua straordinaria completezza. Di imponenti dimensioni, 6,50 m di lunghezza per 4,40 di altezza, lo scheletro montato su di una struttura metallica di sostegno, è stato anch’esso colpito dal sisma.
La prima fase dell’intervento è stata finalizzata alla definizione del progetto di restauro; è stato istituito e coordinato un team di specialisti anche dell’Università di Padova, che prima di tutto ha sviluppato un piano di indagini per acquisire tutti i necessari dati diagnostico-conoscitivi nei differenti ambiti di studio: rilievi laser scanner 3D, indagini radiografiche, documentazione fotografica anche ultravioletta, monitoraggi e analisi statico-dinamiche, indagini chimico-fisiche di caratterizzazione anche dei materiali utilizzati nei precedenti restauri. Il reperto è stato analizzato in tutti i suoi aspetti conservativi, supportando poi le scelte metodologiche di intervento anche con approfondimenti diagnostici di tipo sperimentale.
E’ stato poi allestito un vero e proprio laboratorio di restauro, come per l’intervento su opere di pregio con problematiche di movimentazioni legate a dimensioni, pesi e fragilità, dotato quini di una serie di attrezzature e strumentazioni funzionali all’esecuzione in sicurezza, sia per gli operatori che per gli elementi ossei, di tutte le fasi di intervento.
Nell’esecuzione poi delle varie fasi di intervento (smontaggio, pulitura chimica e microaeroabrasiva, consolidamento tessiturale, incollaggi e perniature, stuccature e ricostruzioni, integrazione cromatica e rimontaggio), le prassi tipiche del restauro conservativo dell’opera d’arte in genere sono state applicate al restauro archeologico del reperto, rispettandone le intenzionalità ma nello stesso tempo arricchendolo dell’impostazione mentale e tecnica e della sensibilità tipica del restauratore d’arte.