Padova – Abbazia di Santa Giustina

Oggetto: Interventi di restauro in diversi ambiti dell’Abbazia

Committenza: Monastero di Santa Giustina – Soprintendenza per i Beni storico artistici ed etnoantropologici delle province di Venezia, Padova, Belluno e Treviso

Organo di Tutela: Soprintendenza per i Beni storico artistici ed etnoantropologici delle province di Venezia, Padova, Belluno e Treviso – Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici per le province di Venezia, Padova, Belluno e Treviso

Importo netto dei lavori: € 2.682.266,78

Inizio e ultimazione lavori: 1999 – 2006 in lotti successivi

Gli interventi svolti all’interno del complesso dell’Abbazia di Santa Giustina hanno interessato un ampio arco temporale, coinvolgendo differenti ambiti e operando su diverse tipologie di superfici. L’Abbazia rappresenta uno degli esemplari più grandiosi e geniali di libera e ragionata traduzione in stile del tardo Rinascimento, della grande architettura imperiale romana. L’edificio si innalza su una pianta a croce latina che si estende da levante a ponente. Con i suoi 118,5 m di lunghezza e 82 m di larghezza, la basilica di Santa Giustina è una delle più grandi della cristianità. Settima in Italia per lunghezza dopo San Giovanni in Laterano, era la chiesa più grande dello Stato della Serenissima Repubblica. L’imponenza dell’edificio si misura con il grandioso invaso del Prato della Valle, su cui si affaccia. L’intervento è iniziato nel 1999 con manutenzione e messa in sicurezza sulla facciata principale in occasione del Giubileo del 2000. Successivamente è stato eseguito il recupero di importanti affreschi staccati raffiguranti i “Profeti”, per un complessivo di circa 56 mq, corredato da uno studio di archivio fotografico e dal confronto delle caratteristiche cromatiche e figurative dominanti, finalizzato all’identificazione dell’originaria collocazione dei dipinti nell’ambito del Sacello di San Prosdocimo e dell’Appartamento Abbaziale. Sono stati restaurati e ricomposti anche i lacerti d’affresco attribuiti al Parentino e alla Scuola Mantegnesca del XVI secolo, ubicati nell’ambulacro del monastero. Una delle fasi più delicate dell’intervento ha riguardato la rimozione dei frammenti dalla precedente inadeguata collocazione su pannelli lignei e matrice gessosa. L’intervento ha poi interessato i dipinti murali del Chiostro del Paradiso attribuiti al Parentino con gravi problematiche legate all’umidità di risalita e il recupero della adiacente Sala San Luca. Infine il recupero della Biblioteca del Monastero, esistente fin dal X sec e arricchita di centinaia di libri di coro, preziosamente miniati nel XV sec. La grande sala di ben 30×10 m è arredata con scaffalature di M. Bartems (1628-1701). L’intervento ha riguardato la sala nel suo complesso, con il recupero delle superfici decorate sotto scialbo, il consolidamento con le fibre di carbonio dei possenti pilastri, la sistemazione della pavimentazione previa esecuzione di scavi archeologici, con la valorizzazione della messa in luce della base dei pilastri e il restauro degli scaffali lignei.