Padova – Basilica del Santo – Facciata esterna ed apparato decorativo interno

Oggetto: Basilica di Sant’Antonio – facciata esterna ed apparato decorativo interno

Committenza: Veneranda Arca di S. Antonio

Organo di Tutela: Alta sorveglianza Ministero dei beni Culturali Istituto centrale per il restauro di Roma – Soprintendenza per i beni Storico Artistici del Veneto

Importo netto dei lavori: € 1.680.524,00

Inizio e ultimazione lavori: giugno 1997 – giugno 2001 in lotti successivi

Gli interventi svolti in Basilica sono stati molteplici ed hanno interessato tipologie di materiale differenti, tutti però caratterizzati da enorme valore storico artistico. I restauri sono stati condotti in occasione del Giubileo, in un arco di tempo molto ridotto, operando in assoluta collaborazione e sinergia con gli ispettori dell’ICR e con tutti gli enti di tutela preposti. La Basilica di Sant’Antonio, conosciuta con il nome “Il Santo”, è il centro religioso più importante della città; fu iniziata nel 1232 per custodire la tomba del frate francescano Antonio, morto a Padova nel 1231, sorgendo nel luogo ove già dal 1110 esisteva una chiesa dedicata a Maria. La vasta costruzione presenta nella sua complessa struttura una caratteristica fusione di stili: elementi romanici nella facciata a campana, gotici nella pianta del deambulatorio con le sette cappelle, bizantini nelle otto cupole rivestite in piombo e moreschi nei due campanili sottili e slanciati. L’interno, a croce latina e a tre navate che si uniscono in semicerchio dietro la tribuna, dove si aprono nove cappelle radiali, è un concentrato di capolavori.

Un primo intervento ha interessato la facciata dell’edificio e quella su via Cesarotti, la prima dall’aspetto imponente e dalla forma larga e tozza, la seconda caratterizzata dal rosone in pietra riccamente lavorato. Le quattro arcate gotiche cieche, che caratterizzano il prospetto principale, sono due più grandi esterne dove si aprono le porte laterali e due minori ai lati del portale maggiore, sormontato da una nicchia contenente la statua del Santo.

CAPPELLA DI SAN GIACOMO Il ciclo di affreschi, datato alla fine del Trecento, mostra un’interessantissima collaborazione fra Altichiero da Zevio, pittore veronese considerato uno dei massimi esponenti dell’arte italiana del ‘300, e Jacopo Avanzi artista bolognese che lascia sulle pareti della cappella di San Giacomo una delle sue testimonianze più significative. Il restauro è stato preceduto da un’accuratissima campagna di studi ed indagini che ha permesso l’individuazione, sugli affreschi, dei diversi interventi di ricostruzione e restauro avvenuti in passato: conoscenza questa indispensabile per poter affrontare consapevolmente la complessa pulitura dei dipinti. Sono state anche ricostruite le varie fasi del cantiere originale, con l’individuazione della collocazione dei ponteggi per meglio caratterizzare la collaborazione tra i due artisti e le loro botteghe.

BIBLIOTECA ANTONIANA La bella sede della Biblioteca Antoniana risale agli inizi del ‘700 ed è caratterizzata dal luminoso salone centrale, con affreschi di Ferdinando Fochi e Antonio Pellegrini che illustrano la “Gloria di Maria tra Santi Francescani” ed efficaci prospettive illusorie.
Gravissimi erano i problemi di distacco delle superfici dipinte dalle strutture portanti del soffitto e dalle pareti. Significativi gli interventi di consolidamento strutturale eseguiti sull’estradosso del soffitto dove è stata realizzata una nuova complessa struttura portante in alluminio a cui è stato “agganciato” tramite appositi sostegni l’intero soffitto dipinto.

Il recupero e la ricollocazione degli affreschi staccati del cosiddetto “andito”, ovvero del locale che mette in comunicazione il chiostro del Capitolo con quello del Noviziato, ha rappresentato un’occasione rara di studio, restauro e ricomposizione, non solo per il valore storico artistico dei dipinti, attribuiti a scuola giottesca, ma per le travagliate vicende conservative di questo ciclo pittorico. Il recupero del materiale fotografico e di alcuni rilievi del periodo 1926-1937, che ritraggono l’andito prima dello strappo degli affreschi, ha consentito di avere dei riferimenti certi per la ricostruzione parziale di alcune delle unità figurative. E’ stato quindi possibile sia ricollocare i frammenti nel loro luogo originario, che ricomporli all’interno di “quadri ricompositivi” unitari rispetto ai brani decorativi originali.

La Cappella dell’Arca, splendidamente decorata con un ricchissimo ciclo di altorilevi marmorei, oltre ad essere il fulcro devozionale dell’intero complesso, è anche uno dei gioielli più preziosi del rinascimento italiano. Si pone come un unicum di grande interesse, dove le cesure di stile, sebbene visibili, non alterano la lettura unitaria dell’insieme. Ogni sua parte è riccamente decorata e si distinguono, ad opera di G.M. Falconetto, il prospetto con cinque nicchie con altrettante statue di santi e il soffitto con stucchi dorati, oggetto di intervento di restauro e di consolidamento anche dall’estradosso. Il restauro è stato caratterizzato da una complessa e laboriosa fase di pulitura vista la presenza di depositi nero fumo molto compatti associati a gravi problematiche di perdita di adesione delle dorature.

Anche la Cappella delle Reliquie è stata oggetto di intervento, dal momento che soprattutto gli stucchi e la statuaria presentavano gravi problematiche di stabilità per le quali è stato necessario intervenire con importanti opere di consolidamento anche strutturale. La Cappella fu edificata interamente in epoca barocca. Il progetto sia dell’organizzazione dello spazio architettonico che dell’apparato decorativo fu affidato allo scultore ed architetto genovese Filippo Parodi allievo del Bernini che lo eseguì a più riprese dal 1691. L’originaria cupola del Parodi a lanterna fu demolita nel 1739 per ragioni statiche e sostituita dall’attuale emisferica. Le decorazioni sono opera neobarocca del nostro secolo di tre scultori padovani Antonio e Francesco Sanavio e il Bianchi.

Anche importanti opere in metallo sono state oggetto di intervento, in particolare la statua in rame dell’Angelo della Resurrezione posta sulla sommità della cupola della basilica, della quale è stata realizzata anche una riproduzione dorata; i portoni in bronzo della facciata principale realizzate nel 1985 su disegno di Camillo Boito; il paliotto in rame argentato dell’Altare Maggiore e alcune lampade votive della cappella dell’Arca.

Sempre nell’ambito degli interventi di restauro della Basilica, sono state recuperate anche una serie di tele conservate nella Sala del Definitorio, per lo più di scuola veneta e lombarda. Tra queste: “l’Angelo Annunciante”, “La Fede e i Santi Paolo e Antonio”, “il Battesimo di Cristo” attribuito a Francesco Bassano, “La Pietà” di Piero Del Po, “Il miracolo di S. Rocco”, “La fucina del fabbro”, “Scena biblica” attribuito a Matteo Guidoni detto De Pitocchi, “L’Educazione di Maria bambina”, “I Santi Pietro e Giovanni” e “La Sacra Famiglia con S. Giovannino e S. Elisabetta” attribuito a Lamberto Sustris da Amsterdam.

Pubblicazioni

G.SOCRATE – C. SCARANO ARGIRO’, Restauri e restauratori nella cappella di San Giacomo a Padova, “Progetto restauro”, 7, 1998, pagg 26-31

L. BAGGIO – C. SCARANO ARGIRO’, La cappella di San Giacomo al Santo e il suo restauro, “Padova e il suo territorio”, 16, 2001, fasc 90, pagg 48-51

G.SOCRATE – C.SCARANO ARGIRO’, I restauri della cappella di san Giacomo, in atti del convegno “Cultura, arte e committenza nella Basilica di Sant’Antonio di Padova nel Trecento”, Centro Studi Antoniani, Padova 2003