Il complesso conventuale di Santa Corona venne fondato nel 1260 ad ordine del Vescovo di Vicenza, Bartolomeo Braganze, per custodire una reliquia chiamata Sacra Spina (da cui poi la chiesa prese il nome). La struttura continuò ad espandersi nel tempo tramite una lunga serie di annessioni e aggiunte fino al 1872 con l’aggiunta della Cappella di Sarego.
La chiesa è un’opera architettonica che custodisce al suo interno un gran numero di piccoli tesori d’arte come ad esempio l’altare intitolato a Giovan Battista Garzadori contenente la pala d’altare di Giovanni Bellini raffigurante il “Battesimo di Cristo”, oppure la cappella Valmarana realizzata su disegno del grande Palladio o ancora l’imponente coro ligneo absidale.
L’intervento ha interessato l’intero edificio, con opere di rinforzo strutturale, adeguamenti impiantistici e restauro conservativo di tutto l’apparato decorativo, coinvolgendo molteplici tipologie di materiali: l’obiettivo era quello di restituire all’edificio l’originaria luminosità attraverso il recupero dei cromatismi di tutte le tipologie di materiale. Il recupero del ricchissimo apparato decorativo degli altari lapidei per lo più policromi, ha fortemente contribuito a restituire un’immagine cromaticamente equilibrata all’interno dell’edificio, esaltando la straordinaria ricchezza e qualità esecutiva di questi elementi. Degno di nota anche il restauro dei dipinti murali presenti all’interno della chiesa, in particolare le decorazioni della Sacrestia, recuperate al di sotto di uno scialbo tenace, quelle ottocentesche della Cappella della Spina e lacerti del ciclo di affreschi ritrovato dietro le tele dell’altare della cappella di S.Domenico. Molto impegnativo il restauro della Cappella del Rosario, terminata nel 1619, riccamente decorata con statuaria marmorea, stucchi dorati e sul soffitto costoloni lignei che suddividono ed incastonano un ricco ciclo di tele. Anche gli arredi lignei della chiesa sono stati oggetto di intervento, in particolare l’imponente coro dell’abside intarsiato, così come i mobili della Sacrestia, caratterizzati da un avanzatissimo degrado. Le operazioni di restauro hanno anche interessato tutti i prospetti esterni e il campanile, realizzati in cotto, elementi lapidei e superfici intonacate; esternamente sono state eseguiti anche delle indagini archeologiche nell’area cimiteriale della chiesa.